È finalmente uscito in libreria l’ultimo atteso lavoro di Valentina Calzavara dal titolo: “Lo strappo sospeso”, atteso perché segue un’altra interessate pubblicazione, “Diversi da prime” opera d’esordio che merita, realizzata però con il collega giornalista e amico Daniele Ferrazza.
Anche in questo libro a quanto pare la sensibile penna di una brava giornalista quale Valentina, da sola, ha fatto centro, se è vero come è vero che ad impreziosire il Suo lavoro è arrivato un messaggio di Papa Francesco che ha avuto modo di leggere in anteprima l’opera sottolineandone l’attualità. «Ho apprezzato il tuo lavoro e la tua sensibilità» ha scritto il Santo Padre nella lettera all’autrice.
Di certo non può passare inosservata la prefazione, a cura della scrittrice Lidia Ravera: «La morte è diventata, negli anni della pandemia, una frase, una comunicazione di servizio, non una realtà” … “Poi, qualche mese fa, s’è deciso che è tutto finito. Tornano i turisti nelle città, riparte l’economia. Si enfatizza la buona nuova perché il mercato lo richiede. E arriviamo all’oggi” … “NON si riesce a ottenere un po’ di silenzio». Parole di per se eloquenti sul tenore dell’opera e sull’interesse, il peso del macigno che scaglia per razionale, logica conseguenza.
Esiste un dolore che frantuma più degli altri.
Pesante perché segnato dalla lontananza, dalla discriminazione del mancato commiato, dall’incredulità di un addio non consentito con i suoi gesti canonici. Il lutto da Covid ci ha inflitto tutto questo e ha lasciato nelle nostre vite la sensazione della scarsità dell’ultima carezza mai data. Ci siamo sentiti impotenti e monchi. Abbiamo cercato di dimenticare e ancora adesso ci sforziamo di farlo. Cancellare, coprire, ripassare con il bianchetto, scansare con lo sguardo e con il cuore. Ma la memoria è un’ospite ingombrante, talvolta indigesto, sicuramente inevitabile. Prima o poi torna a bussare alla nostra porta.
L’opera, perché di questo si tratta, “Lo strappo sospeso” di Valentina Calzavara è stata pubblicata da Tab Edizioni (collana L’uomo qualunque) e vuole essere una cassetta degli attrezzi per uscire dall’angoscia di questo tempo e curare la ferita di chi è stato toccato dal lutto da Covid.
Poiché la circostanza di questa perdita è diversa da tutte le altre ̶ con le sue 170mila vittime solo in Italia ̶ si presenta come una tragedia collettiva di portata epocale.
Cancellare dalla memoria ciò che è stato non ci aiuterà a superarlo fino in fondo.
Partendo da questa consapevolezza, l’autrice sonda la platea dei singoli individui e delle comunità colpite. Cosa si prova? Quali possono essere le vie di uscita? Il libro vuole essere una guida rivolta a chi ha sofferto la perdita in ogni sua forma: diretta o indiretta. Vengono proposte un insieme di storie di chi, nei contesti familiari e professionali, ha vissuto il lutto da Covid.
Emerge così un viaggio senza censure nell’animo umano, tra le cicatrici inferte dall’epidemia, accompagnato dalla risposta in chiave propositiva di un gruppo di esperti capaci di suggerire una rotta per provare a rinascere e il libro vede il suo avvio nella cronaca quotidiana e stringente dei lutti raccontati durante le molteplici irruzioni del coronavirus in Italia ma poi allarga il campo di osservazione e diventa un viaggio nelle esistenze.
Nel “dopo” della vita dei sopravvissuti che sono i familiari, gli amici, i conoscenti dei caduti del Covid.
«Ogni testimonianza è un racconto in cui specchiarsi, per similitudine o per antitesi, l’occasione per riconoscere il proprio dolore in quello degli altri. Spartirne la zavorra, ancorarsi a una tristezza condivisa, provare a contaminarsi con un sorriso abbozzato, rivolgere un cenno partecipe di solidarietà emotiva. Ecco che la parola diventa un analgesico. La scrittura, un rituale di passaggio. “Lo strappo sospeso” è l’esperienza di un diario d’altri in cui trovare qualcosa di se stessi per provare a mettere ordine al proprio caos» sottolinea Valentina Calzavara l’autrice.
I contributori che intervengono, facendo “da specchio” alle testimonianze del lutto, usano infatti la forza della parola e della competenza, stimolate dalla formula dell’intervista declinata in narrazione, per riflettere sul vissuto e indicare i punti cardinali di una possibile rinascita, le strade da percorrere per convertire il potere distruttivo del dolore in energia capace di emanare qualcosa di nuovo e salvifico.
Partecipano il sociologo Domenico De Masi, la psicologa Maria Rita Parsi, l’antropologo Marco Aime, la giornalista Annalena Benini, il tanatologo Lorenzo Bolzonello, la bioeticista Luisella Battaglia, il filosofo Massimiliano Valerii, lo psicologo David Lazzari, la psicoterapeuta Vera Slepoj, la criminologa Roberta Sacchi, lo psicologo Pasquale Borsellino, il medico Antonella Vezzani, la teologa Lucia Vantini.
Conclude l’autrice de “Lo strappo sospeso”: «Nessun momento, anche il più drammatico, è inutile se può essere raccontato. Nessun dolore è definitivo se può essere liberato dal senso di angoscia. Solo così potrà rovesciarsi nel suo contrario. I morti ci mancano e sarà così per sempre ma se si continuerà a dire di loro non li avremo mai definitivamente perduti».
Breve cenno biografico sull’autrice:
Valentina Calzavara, nata a Padova nel 1987, giornalista professionista, scrive per i quotidiani veneti del Gruppo GEDI in particolare La Tribuna di Treviso. Per il settimanale Grazia (Mondadori) è stata inviata in Nicaragua per documentare la condizione femminile. Ha realizzato reportage sulla ricostruzione post-terremoto ad Amatrice, le rotte migratorie nei Balcani e al Brennero. Per Gli Occhi della Guerra-Inside Over ha raccontato le proteste civili in Centro America e gli sbarchi a Lampedusa. Per tg Canale Italia ha seguito la cronaca nera italiana. Ha condotto una rubrica radiofonica di informazione per il Gruppo editoriale Zanella. I suoi servizi sono stati pubblicati da diverse testate cartacee e online tra le quali: La Repubblica, La Stampa, Il Giornale. Tra i premi giornalistici vinti: Inviato speciale Florido Borzicchi, menzione speciale al Premio di scrittura Montanelli, Premio internazionale di giornalismo Cristiana Matano, Premio Nazionale Luciano Donelli.