Renata Alberti e Carla Povellato, le due muse
Ho avuto il piacere di co-presentare i libro “Haiku e dintorni” che le due signore hanno scritto a quattro mani. È stato piuttosto impegnativo, sia in ordine al contenuto del libro, sia in riferimento alla personalità delle due poetesse, che a ragione intendo definire “granitiche colonne portanti” del Circolo “Amissi della Poesia” di Treviso. Per chi ancora non lo conosce va ricordato che il Circolo ha oltre mezzo secolo di vita, e nella sua attività hanno collaborato numerosi personaggi di cultura. Alla presidenza si sono succedute personalità di rilievo: il primo è stato Andrea Cason, il secondo Adriano Gionco, poi la professoressa Bruna Brazzalotto, e l’attuale vulcanica Carla Povellato, dalle molteplici attività. L’impeto di quest’ultima, riesce a inondare le sedute di quel sano entusiasmo che solo lei riesce a trasmettere. Mi compiaccio di essere il direttore responsabile del giornale, ne vado orgoglioso, anche perché, se non tutti, sono ancora molti i poeti che danno il loro importante contributo. Tanti i magnifici redattori che lo hanno sostenuto nel passato, e che meritano di essere ricordati: Alberto Albanese jr., Pietro Bernardin, Giustina Menegazzi Barcati, Rygier Segna Silvestrini, Michele Tonus, Enzo De Mattè, Marcello Cocchetto, Gianna Tenuta Pilon, Ferruccio Zanin, Maria Pia Pietrobon, Andrea Turcato, e Renzo Schiavinato, nomi di spicco nella trevigianità. Ad ogni buon conto, la grandezza oggi non si è ridotta. Gratitudine va espressa a Dino De Poli per l’ospitalità data al Circolo in passato, e all’avv. Luigi Garofalo che ce la dà oggi.
Il Circolo ha anche il proprio mensile, “El Sil”, il cui primo numero uscì a luglio del 1971, nella conduzione di Alberto Albanese e Andrea Cason, con il titolo “Notissiario dei Amissi de la poesia de la Marca”, prendendo in seguito l’attuale nome “El Sil”. Il giornale cura particolarmente la poesia dialettale, contribuendo con ciò a tener in piedi la lingua veneta, per mille anni la più importante nel mediterraneo. Questo il pensiero di Andrea Cason, spirito tuttora bandiera: “Diffondere la poesia dialettale mantenendo vive le peculiarità del dialetto trevigiano, ma anche delle altre parlate venete, favorendone il capillare utilizzo nella vita quotidiana e nei testi scritti”.
Mensilmente il giornale mette in luce l’attività del circolo, prevede un incontro culturale almeno ogni ultimo martedì del mese, durante il quale viene presentato un nuovo libro. I soci intrattengono inoltre il pubblico, con la lettura delle loro poesie in dialetto veneto, e talvolta di altre regioni o di paesi stranieri.
Durante l’incontro ho avuto l’opportunità di conversare un pò con Adriano Gionco, personaggio che sostenne a lungo la presidenza, e che continua a proporre interessanti libri e poesie che servono ad arricchire il Circolo, oltre che la gran mole di opere che fanno parte della sua amata biblioteca: Lavori sfornati nell’arco della propria lunga vita. Mi ha esternato la sua felicità per aver constatato la crescita di spessore del Circolo, secondo lui più bello di sempre. “Sono felice di aver partecipato a questo incontro, che mi ha fatto conoscere l’impegnativo lavoro di Carla Povellato e Renata Alberti, in ordine a questo tratto di cultura straniera, di alto valore culturale”. È vero, la lettura del libro ha favorevolmente impressionato tutti i presenti.
Nelle quattro parole che ho detto prima della presentazione condotta con capienza da Maurizio Mazzoleni, ho evidenziato la complessità di presentare le due apprezzabili signore autrici del libro, che si sono impegnate nella stesura, un lavoro culturale della cui natura in Italia c’è ben poco: lo Haiku. Fa parte dell’arte poetica giapponese, un tipo di composizione che risale al ‘600; predilige toni scherzosi, deputati a parlar di natura e dell’uomo, con espressività semplice e vigorosa. La metrica è essenzialmente rigida, nella licenza italiana si riassume in 3 versi, di 5/7/5 sillabe.
E ben chiaro che la cultura occidentale è diversa da quella asiatica, lo è nel pensiero e nella grafia. È troppo difficile rendere i versi speculari. Per capire il loro spirito dobbiamo impegnarci, così quanto devono faticare loro per capire noi. Se vogliamo, però, è bene ricordare anche altro, un aspetto dominante: il linguaggio poetico differisce dalla prosa, in tutti gli idiomi. Ne consegue che, anche a casa nostra può essere impegnativa l’esatta comprensione di una poesia. Mi è talvolta capitato che, pur non essendo riuscito a penetrare totalmente lo spirito di un brano, non di meno lo sentivo non privo di bellezza, mi lasciava un piacevole senso di leggerezza.
Ebbene, il Giappone c’incanta, ci fa vivere la gentilezza degli alberi in fiore, Gabriele d’Annunzio privilegiava il carattere musicale della parola. Paolo Pilla