La provincia di Sassari continua a regalarci bellezze; ora siamo diretti a Stintino, estremo lembo nord-occidentale dell’isola, che quasi va a lambire l’Asinara. Ho ammirato la strada per tutta la sua lunghezza, ha una pista ciclabile appaiata, bella, tale da far voglia di provare quell’esperienza. Ora ci aspetta Porto Torres, che fu la prima colonia romana in Sardegna. Qui c’è la Basilica San Gavino,

legata ai martiri turritani, prezioso gioiello di architettura romanica, eretto nel XI sec. da maestranze pisane.

Ma è venuto ora il momento di percorrere quel tratto di natura selvaggia che ci condurrà alle acque limpide di PALAU, incastonata tra le rocce. Ecco l’antico Capo d’Orso, nei pressi del quale i fondali abbondano di relitti. Vuole la leggenda che Omero intendesse proprio queste le coste che ebbero a fornire a Ulisse riparo dalle burrasche nel suo viaggio. Chissà se al tempo di Ulisse si fosse già formata la “Roccia dell’orso”, la roccia fu scolpita dal tempo nei millenni, che le fece assumere la forma di un orso. Oggi è il simbolo di Palau e della Gallura, ma anche monumento naturale della Regione. Vale qui la pena di salire sul promontorio, a 122 m. s.l.m., e gustare anche il panorama sull’arcipelago della Maddalena.

È poi d’obbligo una visita al pittoresco, sciccoso Porto Rafael, con il suo porticciolo, e far conoscenza con le lastre di granito sardo, con cui son lastricate le stradine.

In Gallura abbondano le fortezze, in parte costruite dai Pisani, che sul finire del ‘200 espugnarono i Doria. Per andare a Porto Rafael ci si imbatte nel granito della Fortezza di Monte Altura, costruita nell’800 a protezione dell’arcipelago, su cui è presente ora una base militare. Poco più avanti, altra fortezza: la Batteria Talmone, costruita sulla costa nel ‘700, ora ristrutturata dal FAI.

Palau nasce nell’800, su resti di età neolitica; ha pochi residenti, quattromila, ma d’estate è invasa da decine di migliaia di turisti. Avevamo in programma di pernottare due notti, a Palau, ma ci ha fatto cambiare idea la motonave in partenza per La Maddalena.

Tra le tante isole e isolotti di quell’Arcipelago caratterizzato dal silenzio, abbiamo visitato La Maddalena e Caprera. Della prima abbiamo potuto farne il giro completo, godendo gli intensi profumi della macchia mediterranea e il colore del mare, oltre a gustare le prelibatezze locali; per poi passare a Caprera. Come

noto, la bella isoletta ha grande valore storico, per aver dato ospitalità all’eroe dei due mondi Giuseppe Garibaldi, che decise di trascorrere lì gli ultimi anni della sua vita.

Lasciamo quella preziosa parte della Gallura, con il disappunto di non aver fatto una puntatina al Golf del Pevero, famoso per il suo Campo tra i più belli del mondo, circondato da quella macchia mediterranea che profuma di corbezzolo, mirto, ginepro. È un posto magico! Embè, tempus volat, ci trasferiamo a Olbia, dove ci aspetta la Basilica medievale di San Simplicio, chiesa romanica edificata nei pressi di un’antica necropoli romana. E poi le “Tombe dei Giganti”, dei nuragici

nel periodo del Bronzo, contraddistinte dalla camera di sepoltura sopravanzante un semicerchio.

Ora ci Aspetta Nuoro, il cui mare è piuttosto lontano dalla città. Per contro c’è l’acqua più trasparente, e le spiagge più belle. Tra queste, Baunei, primo posto nella graduatoria “Cinque Vele”.

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Importante centro della Barbagia, Nuoro conserva le antiche tradizioni tra quei vicoli stretti ricoperti di ciottoli, immersi in un passato misterioso. Nel rione di Su Serbadore, sono state ritrovate ceramiche ascrivibili al primo secolo d.C., importante ritrovamento perché del periodo più antico ce n’è a iosa in Sardegna. Basta pensare che sul monte Ortobene sono talmente numerosi i resti di tombe prenuragiche, che alcune, in particolare i ripari sotto roccia, sono stati utilizzati a vari usi dagli abitanti, fino al secolo scorso. Delle necropoli ipogeiche, i reperti di tempi diversi esprimono difformità. Di recente sono state rinvenute cinque capanne. Indagata ulteriormente l’area, è venuto alla luce un nuraghe primitivo.

Ad Arzachena, nel  parco urbano del quartiere di Su Nuraghe c’è Tanca Manna, un colosso di granito risalente alla prima civiltà nuragica, uno dei più antichi siti archeologici nuoresi. Qui è possibile osservare l’evoluzione dell’architettura protostorica, che passa da uno schema costruttivo ad altro. Quello che più spesso viene aggiunto, è un pinnacolo a forma di cono.

Il sito vale anche per i reperti di epoca romana. E qui, i Romani, introdussero il sistema del latifondo.

Di maggior interesse, sono la Cattedrale, e la piazza Sebastiano Sarra.

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In corso Garibaldi hanno bottega intagliatori del legno, orefici in oro traforato, oggetti che subito trovano il compratore. Nel Museo Archeologico, tra i pezzi del Neolitico e dell’Età del Rame, ci sono i vertebrati dalla Grotta Corbeddu e lo scheletro di Sisaia, l’uomo preistorico scoperto in una grotta a Oliena.

Ad arricchire Nuoro di cultura, c’è anche il laboratorio ludico-didattico, rivolto a creare ricostruzioni virtuali. È possibile osservare  i momenti della vita a Tanca Manna come si presentavano 3600 anni fa, e si sono ricostruite a grandezza naturale le capanne, i nuraghe, e pure i vasi in argilla.

E ancora, nel Nuorese c’è una regione di grande interesse, l’Ogliastra, la terra dove mare e montagna si incontrano: il territorio è protagonista, offre il meglio di sé. È la Sardegna più selvaggia e incontaminata, dominata da una natura padrona, che la porta agli antipodi rispetto alla movida della Costa Smeralda. È tutto stimolante. Arbatax, sul Tirreno, ha l’arenile formato da scogliere, e da ciottoli di porfido rosso. È la porta di accesso all’Ogliastra. Dallo splendido mare, i colli ci accompagnano ai monti del Gennargentu, la cui punta è a 1.834 metri sul livello del mare.

Nuoro è anche terra di fermenti culturali: ebbero fama nel mondo Grazia Deledda – Premio Nobel per la letteratura, nonché prima donna candidata al Parlamento italiano; lo scultore Francesco Ciusa,- che nel 1907 vinse il primo premio assoluo alla Biennale di Venezia.

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Concludiamo la pagina rivolgendoci alla natura, appoggiamo gli occhi sul mirto, che qui è di casa. Quasi ovunque si avverte il suo profumo, e per questo, viene svolta anche una pittoresca sagra in costume.               Paolo Pilla