Il Montello è un rilievo montuoso lungo circa 13 Km, massiccio, ma di modesta altezza (non arriva a 400 metri), è ricco di storia, ed è molto amato dai Trevisani. Si diparte da Nervesa della Battaglia, per arrivare a Crocetta del Montello; lungo il suo versante settentrionale scorre il Piave, su quello meridionale sono alcuni centri abitati, i maggiori sono Giavera e Volpago.

Geologicamente è un’appendice dell’orogenesi che ha formato le Alpi. il suo rilievo non è molto pronunciato, perché da sempre ha subìto la costante levigatura del Piave. La natura è carsica, non ci sono acque superficiali. Scorrono sotterranee, per uscire a tratti in bellissime fresche sorgenti.

Era un tempo coperto da fitti boschi di querce, boschi che la Serenissima proteggeva accuratamente, perché vi attingeva iI legname destinato all’arsenale che ne aveva necessità.

Per la tutela del bosco il Senato della Repubblica aveva fatto recintare l’intero territorio, emanato norme severissime, talvolta così ferree da prevedere la pena capitale in caso di mancato rispetto. Il controllo era demandato a tre “provedadori sora il bosco del Montello”, responsabili della conservazione del patrimonio boschivo. Il territorio fu diviso in 21 fasce denominate “prese”, (da “prendere” il legname). Oggi per “prese” s’intendono le stradine numerate,  che dividevano a quel tempo le fasce di prelievo. Queste intersecano perpendicolarmente la viabilità principale, formata dalla Dorsale al centro che da Nervesa porta fino a Biadene, e da un anello che circonda tutto il Montello, dando origine alla “Panoramica” sul versante nord, e allo “Stradon del Bosco” a sud.

Favorevole era anche la vicinanza al Piave, con cui il legname veniva portato a Venezia. La sua foce, in seguito spostata, era infatti vicina alla laguna. Il Montello è ancora oggi pieno di boschi, ma di roveri

ne son rimasti pochi, c’è molta robinia (pseudoacacia), poi conifere, faggi, castagni, carpini.

Non è del tutto negativo, perché le attuali essenze consentono la vita alle api, resa difficile in altri luoghi. Riesce ottima la produzione dei mieli d’acacia e di castagno.

Quelle stradine, interessate da marcati dislivelli, sono una  straordinaria palestra per i marciatori, per chi si dedica alla corsa, e per i ciclisti, che talvolta devono affrontare pendenze che arrivano al 15%. Sport in purezza, allenamento in ambiente sano, aria buona. Il Montello è stato anche sede di un mondiale di ciclismo su strada. È bella una biciclettata, evitando le domeniche, a ritemprar  le forze e cancellar lo stress. D’autunno sembra di percorrere delle gallerie dai mille colori. Personalmente ho avuto modo di apprezzare queste terre andandoci spesso a cavallo. La più divertente equitazione si fa  proprio qui sul Montello e sul vicino Piave. Non tutti lo sanno, ma ci sono punti in cui l’accesso è possibile solo a cavallo, con nessun altro mezzo, neanche a piedi.

La fauna: quella di taglia minore, è per lo più rappresentata da scoiattolo, volpe, donnola, faina, tasso; di maggior stazza c’è il daino, il capriolo, il cinghiale e qualche cervo. Numerosi i rettili, tra gli uccelli sono stati avvistati gufi e aquile reali. In passato erano numerosi i pipistrelli, a causa delle tante cavità carsiche, oggi molto meno. Queste cavità (doline, pozzi, gallerie) sono oltre 2 mila sul Montello. Interessanti da visitare, ma è opportuno essere assistiti da uno speleologo. Nel lato sud della presa 10 c’è il “Castel Sotterra”, grotta di origine carsica lunga 8 chilometri, profonda 125 metri, la più  lunga. In parte ancora inesplorata, presenta formazione di stalattiti.

Non va dimenticato che il Montello fu teatro della Prima Guerra Mondiale, la grande guerra. I nostri nonni, i “ragazzi del ‘99”, furono protagonisti della “battaglia del solstizio”, nome coniato da Gabriele d’Annunzio. Fu combattuta nel giugno del ‘18 tra l’esercito austro-ungarico e quello italiano, avvenne un anno dopo lo sfondamento di Caporetto. Fu epica, quella battaglia. Significò la sconfitta dell’Austria-Ungheria.

In posizione elevata della Presa 16 c’è una casa colonica che durante la prima guerra mondiale fu per re  Vittorio Emanuele III di Savoia osservatorio delle fasi della Battaglia che si combatté sul Piave in cui si  concluse la guerra, con la vittoria. Lì accanto venne sistemata la colonna romana, l’antico reperto: anche ai Romani , infatti, era ben noto quel posto di osservazione.

Non poteva che avere origini preistoriche il Montello, se ha potuto generare il ritrovamento di necropoli presso cui sono stati rinvenuti oggetti appartenuti ai Romani, e ancor più ai Veneti antichi. La presenza dei Venetici è testimoniata anche dai  Castellieri, alture che servivano per le segnalazioni. Nel tempo alcuni di questi castellieri furono fortificati, e divennero castelli. Risalgono all’età del ferro, sul Montello se ne conoscono una decina.

Una visita è d’obbligo al Sacrario Militare situato proprio sopra Nervesa,

poi al monumento a Francesco Baracca, per finire con l’Abbazia di Sant’Eustachio. Tutti tre vicini. Con lungo e accurato restauro, la storica abbazia di Sant’Eustachio, distrutta durante la guerra,

è tornata in auge. Fu edificata attorno all’anno 1050, da Rambaldo III di Collalto, su desiderio della madre Gisla. Il luogo è carico di suggestione, fu qui che Messer Giovanni Della Casa, nel 1559, scrisse il galateo.

Attorno agli anni sessanta del secolo scorso, i Trevisani abbienti si costruirono la villetta per la vacanza tra i boschi. Era chic, ma sorsero presto alcune difficoltà. Non costantemente abitate, quelle residenze furono nel tempo preda di malintenzionati; oggi sono meno di moda. Sono ristrutturate le vecchie  case. Valida è la ristorazione qui: semplice e gustosa. Pietanze locali, genuine, di rito funghi, polenta, soppressa. Anche sul Montello Andrea Palladio ha lasciato segno:

Villa Wassermann, del ‘700, edificata sulle rovine della Certosa di S. Girolamo del 13° sec. di proprietà dei Certosini, oggi sede di manifestazioni culturali. Si è appena concluso il Giavera Festival, crocevia di incontri e culture. Si son potute gustare le esibizioni artistiche delle comunità di Cina, Iran, Romania, Nigeria, Senegal, Tunisia, India, Marocco, Capo Verde,  Ucraina.

Villa Provveditoria era l’edificio sede dei tre provveditori cui era data l’autorità di sorveglianza sul bosco del Montello. A pianta quadrata, non aveva tratti gentilizi, salvo le finestre arcuate a trifora centrale. Aveva l’aspetto fortificato, in essa soggiornarono anche gli ufficiali austriaci. Era al suo interno, il tribunale che giudicava quanti avessero commesso reati avverso l’integrità del bosco. Sui muri erano appesi gli stemmi dei provveditori che ebbero l’incarico dal ‘500 fino al 1797.

Due ville venete sono visitabili: Villa Sandi a Crocetta del Montello, in stile palladiano, con le storiche cantine sotterranee, e Villa Spineda Gasparini Loredan a Venegazzù. Entrambe attorniate da vigne, di cui sono in parte vassalle.

Per finire, una curiosità: il Palio dei Bisnenti, che ha luogo a luglio a Giavera: la marcata povertà aveva fatto coniare il termine: Bisnente – (due volte niente). È festa grande, una gara di corsa con i carri molto rappresentativa, termina col “Tajo dea Gadìa”. (Il taglio della robinia).  Paolo Pilla