Ho assistito alla cerimonia di apertura della mostra permanente di alcuni manifesti della Collezione Salce sistemati negli spazi comuni della Casa Albergo Salce.

Sono andato volentieri, perché ho avuto il piacere di conoscerlo personalmente il rag. Salce Ferdinando. Ero un ragazzotto quando mi recai nella sua abitazione per ricevere in dono un cucciolo di pastore tedesco. In quell’occasione il sig. Nando volle gentilmente farmi conoscere la sua enorme collezione di manifesti. A dire il vero, non ero del tutto interessato alla visione di questi. Erano conservati in appositi cassetti, ed erano tanti. Entusiasta ero piuttosto di quei dolcetti che mi offriva la signora “Nea”, la sua cuoca, in quella grande cucina con una lunga teoria di bei rami, di cui conservo ancora un piacevole ricordo. Ebbi più volte a dispiacermi di non aver apprezzato allora, la collezione di quei manifesti. Mi son sempre perdonato, ero un ragazzo! In età avanzata, capii il loro significato, l’importanza di poter assaporare attraverso d essi le testimonianze di un secolo  di vita, e ancor più di riferimento culturale. Più volte ebbi l’opportunità di scrivere e trasmettere su RadioVenetoUno il procedere nell’accurata preparazione dell’edificio che ospita il museo.

Nel 1970 lo Stato italiano ricevette in donazione la raccolta, come da testamento che il rag. Salce ebbe a fare nel 1962. Sono oggi ritenuti importantissimi, tanto da aver scelto di istituire un museo “nazionale” per la loro conservazione. Il sistema che li rende usufruibili, è uno stupendo meccanismo all’interno della chiesa sconsacrata Santa Margherita di Treviso, edificio di cui ho potuto seguire le fasi di riattamento, perché condotte da un caro amico, titolare dell’azienda particolarmente capace nelle strutture delicate: Giovanni Meneghello, che tanto per capire chi fosse, si era da poco preso cura dell’intero perimetro delle statue esterne del Vaticano. Tutto questo è oggi in buone mani, quelle di Elisabetta Pasqualin, che dirige il Museo con competenza e amore.

Accompagnato da una guida, ho percorso buona parte dell’edificio con la speranza di riconoscere qualche angolo a me già noto. Totalmente impossibile, tutto trasformato nel perfetto funzionale ambiente adatto allo scopo, come avrebbe desiderato il mecenate. È infatti un posto accogliente, progettato per il comfort e l’assistenza agli ospiti. Una struttura recente, pulita, fornita di spazi comuni che permettono il buon vivere.  I manifesti esposti con sapienza in posizione  logica, sono di valore aggiunto alla bellezza e alla funzionalità dell’ambiente,  esprimono cultura. Da parte mia, nonostante la totale differenza dei locali, son riuscito in quel giro a rivivere l’atmosfera, il calore dell’abitazione che avevo conosciuto in gioventù, e di quel trevigiano generoso, colto, che aveva capito il valore che avrebbero avuto quei manifesti, nel tempo, in ambito culturale. Attraverso di essi ci è consentito scorrere con gli occhi l’evoluzione, delle tendenze in seguito verificatesi.

Vero patrocinatore della cultura, oltre a mettere a disposizione del mondo la collezione composta da ben 25.000 manifesti, fece lascito testamentario della sua ricca grande casa, e dei mezzi necessari a che fosse destinata alla realtà poi avvenuta: la casa albergo Salce, e la sede amministrativa di ISRAA.

Ho avuto l’opportunità di fare un pò di conversazione con un’ospite, una signora novantacinquenne di un certo spessore culturale, piacevole nel colloquio, che mi ha confermato il buon trattamento che riceve, e la consapevolezza di trascorrere la sua età avanzata in ambente eccellente.

Sono uscito sereno, nella convinzione che la nostra bella Treviso ha un’eccellenza anche in questo, cosa importante in questo momento storico segnato da egoismo e da indifferenza, e con una percentuale di persone anziane mai alta come ora.

Mi son piaciute le parole d’introduzione al volumetto “Bentornato signor Salce”, del direttore ISRAA Giorgio Pavan, che considera quella Casa-Albergo “il manifesto più importante della collezione Salce”.                                                                                                  Paolo Pilla