A una manciata di chilometri dal capoluogo è questo, dopo Vittorio V.to, il comune più esteso della Marca. Lambito dalle acque del Sile, il territorio è ricco di corsi d’acqua, ad attraversarlo sono il Musestre, il Vallio , il Meolo, tutti affluenti del Sile, il fiume di risorgiva più lungo d’Europa.

Da sempre ben servito da vie di comunicazione, la zona godeva un tempo dl due arterie romane: la Claudia Augusta Altinate costruita a seguito della conquista della Gallia Cisalpina, e la via Annia che andava a collegare Patavium con Aquileia che, fondata nel 181 a.C., divenne in breve una delle città più grandi del mondo. Questo fino all’arrivo di Attila, Re degli Unni, a saccheggiarla.

La sua fertile pianura, bagnata da docili acque, permise la presenza umana sin dall’Età della Pietra. È testimoniato questo dal ritrovamento di punte di freccia, utensili primitivi, e ossa umane, in una sepoltura del cinquemila c.ca a.C., e dai numerosi reperti nei pressi dei corsi d’acqua.

La sua prossimità ad Altino e a Oderzo, nel periodo Romano arricchì l’attuale frazione di Musestre, il più antico insediamento dell’area. Ebbe grande prosperità per l’impulso scaturito dai commerci, e così fu anche per San Cipriano, divenuto oggi una borgata di Roncade. È di quel periodo il ritrovamento di un sarcofago, e di una maschera teatrale. Alla caduta dell’impero tutta la zona perse la sua classe, e subì anche l’invasione dei barbari.

Impulso ricevette quando arrivarono i Collalto, nobile casato di origine longobarda, che ebbe a lungo giurisdizione nel Trevigiano. Ci fu il rilancio capillare dell’agricoltura, fu ripreso il castello di Musestre del VI secolo, già residenza di Eberardo padre dell’imperatore Berengario del Friuli. Nel ‘400, sotto l’influsso della Serenissima, alcune nobili famiglie veneziane si costruirono la villa di campagna qui, come nel resto del territorio trevigiano. Il bel vivere fu talvolta interrotto da sventure, come gli allagamenti provocati dalle piene del Sile, e dalle pestilenze del ‘600.

La sua storia è stata per il resto simile alle altre cittadine del Veneto. Caduta la Serenissima, fu della Francia di Napoleone, dell’Austria, finché nel 1866 tornò italiana.

Sono numerose le dimore storiche edificate nel territorio dal ‘400 all’800, su commissione degli aristocratici veneziani. Di particolare interesse, l’azienda agricola Cà Tron, e la villa Giustinian.

-Cà Tron, frazione di Roncade, è una grande distesa di campagna, già feudo dei Collalto, attraversata dall’antica via Annia. La vasta superficie di terreno che faceva parte dei Comuni di San Cipriano e di Musestre fu acquistata dal patrizio veneziano Tron per farne un’azienda agricola.

L’abitato, è molto piccolo, (gli abitanti non arrivano a 500). L’antica tenuta è invece un’ azienda agricola modello di 1.100 ettari. Il paesaggio agricolo, rimasto inalterato, è raro da vedere altrove.

I molti reperti testimoniano  la presenza dell’uomo già in epoca paleoveneta, e anche precedente: vent’anni fa venne alla luce, a ridosso della via Annia, un ponte in legno risalente al 1000 a.C.

Oltre all’intensa agricoltura, Ca’ Tron è sede di “H Farm”, un ecosistema di innovazione per diffondere la cultura dell’innovazione digitale, aspirare ad un futuro migliore, sfruttando la tecnologia e l’I.A. È un concentrato di start up. I vetusti casolari abbandonati, sono stati restaurati.

-Villa Giustinian, ora Ciani Bassetti (Castello di Roncade), maestosa dimora cinquecentesca di un bel rinascimento, con forte richiamo medioevale dato dalle torri che interrompono la cinta muraria a permetterne l’accesso, e dalle possenti torri d’angolo.

Anche il complesso residenziale ricalca in parte le fattezze del maniero. Furono i Collalto ad avere in dono “Il Castello di Roncade” dall’imperatore Ottone II nel X sec. Nel ‘300 fu distrutto da Cangrande della Scala, poi ricostruito nel 1514 sulle ceneri dell’antico fortilizio, da Girolamo Giustinian patrizio veneziano, la cui famiglia diede Dogi e Patriarchi alla Serenissima. Ne fece un’abitazione signorile.

Ulteriore restauro fu fatto dalla famiglia Ciani Bassetti, l’attuale proprietà, negli anni Trenta del 900; ora è in ottimo stato di conservazione. In questa bella dimora dalla significativa ruralità veneta, la nobile famiglia di origine trentina, continua l’antica tradizione agricola che ama: la coltura della vite e del vino. Ed infatti vi si producono vini eccellenti, la cantina porta lo stesso nome “Castello di Roncade”. Oltre alla grande casa padronale, dentro alle mura circondate da un fossato c’è il bel giardino, due barchesse, una cappella, numerose statue, e l’immancabile brolo utile ln cucina.

Di pregio a Roncade, c’è anche la bella chiesa di Ognissanti,

edificata nel ‘500 sopra le rovine di una precedente. Si presenta con una bella facciata neoclassica realizzata successivamente, nel ‘700; al suo interno un’elegante serie di pitture della scuola del Tiepolo, e molte altre del Settecento.

D’interesse anche i dintorni: nella borgata San Cipriano è ancora narrata la storia di un eremita del nostro tempo, Ernesto Girotto, che per quarant’anni  visse isolato, nutrendosi soltanto di quanto gli forniva il suo pezzo di terra, e non voleva essere avvicinato da nessuno. Nel 2003, anno di grande siccità, morì di fame. Sul luogo il regista Ermanno Olmi girò il documentario “Terra Madre”.

Nella frazione Biancade, di origini neolitiche, sono presenti sei ville venete. Il fiume Musestre che la bagna, permette di giungere al mare con la barca.

Durante la Seconda Guerra mondiale Roncade dovette subire l’occupazione da parte dei Tedeschi, e i danni provocati dai bombardamenti aerei. Fu danneggiato un angolo del Castello e parte delle costruzioni annesse, che tuttavia, alla fine del conflitto, o danni furono prontamente ripresi.

È la sola Villa Veneta cinta da mura medievali su cui primeggiano maestosi merli, non ne esistono

altre. Ebbi l’occasione di visitarla anni addietro, l’impressione fu di un luogo fiabesco, mi sembrò di vivere quel tempo, nel piacere della natura, arricchita da ulteriore bellezza.     Paolo Pilla