
Questa cittadina che fa parte del Comune di San Fior, distesa su colli morenici nella zona nord-est della provincia di Treviso, conserva nella sua parte collinosa la tipicità del paesaggio collinare trevigiano costellato di borgate, inframmezzate da vigne e piccoli boschi. Ha conservato la propria vocazione agricola, mantenendo la sua importanza storico-paesaggistica.

Sorge tra le colline del Prosecco, ma a differenza degli altri colli che ebbero origine da spinte tettoniche, Il rilievo su cui si adagia Castello Roganzuolo si formò con l’opera dell’antico ghiacciaio del Piave, il criosollevamento.
Il punto di partenza di questo bel sito si perde nella notte dei tempi. Si può dire che non è molto conosciuto, ma è una bellezza, discreta, della terra trevigiana.
La porzione pianeggiante più a sud comprende vaste aree agricole di antica storia, fino ai “Palù”,


ma ha in parte ceduto le originali caratteristiche rurali a beneficio di una industrializzazione che ha portato ricchezza, a questa gente forte, onesta, e piena di voglia di lavorare.
A bagnare la zona riesce a fatica un modesto torrente, il Valon.
Sul territorio passa la via Ongaresca, rilevante via di comunicazione che già nel Medioevo era la più importante connessione tra Marca Trevigiana e Friuli, e anche l’attuale Cal Moranda,

che da Marostica conduce al Tagliamento. Il Colle, divenuto poi Castello Roganzuolo, ebbe un ruolo strategico sul transito di beni e persone, già dal tempo degli Eneti, almeno dal IX sec a.C. I Romani ne presero possesso, divenne importante punto di controllo della viabilità che proseguiva dalla Postumia. Lo si evince dalle monete romane rinvenute in loco. Agli antichi Paleoveneti infatti, seguirono i Romani. Fu poi la volta dei Longobardi, e il territorio divenne ducato di Ceneda. Si fece presidio dei Da Camino, quella famiglia che dominò Treviso e parte del Friuli, e che lì edificò una fortezza, struttura ghibellina, circondata da mura e torri, a difesa dalle scorrerie del nemico. Il colle Castelir, il più alto della zona, divenne la dimora del governatore dei Da Camino, famiglia di stirpe legata ai Collalto, che regnarono fino all’arrivo dei Veneziani. Nel ‘300 la fortezza andò distrutta, rimase in piedi soltanto la torre che divenne il campanile della Pieve passata sotto l’egida del Patriarca di Aquileia, e il presbiterio della chiesa.

Conteneva pregevoli opere: gli affreschi di Francesco Da Milano, e un polittico di Tiziano Vecellio del ‘500, raffigurante la Madonna col Bambino e i santi Pietro e Paolo. C’è ora una copia, l’originale si trova nel museo diocesano di Vittorio Veneto: è stata oggetto di restauro, per gli ammaloramenti verificatisi con l’umidità che l’opera aveva assunto durante la prima guerra mondiale: rimase nascosta nel sottotetto della canonica, a protezione dallo scippo degli austriaci. A compenso di quella tela Tiziano ricevette un colle, su cui venne costruita la sua abitazione, la “caseta” da lui ambìta, ora Villa Fabris

Così scriveva l’abate Cadorin sulla “casa de messer Tician in Col de Manza”: «Signoreggiava nel ridente colle di Manza il suo casino, che i buoni abitanti di que’ contorni si prestarono a gara nell’innalzarlo, per il che ebbero di sua mano quel devoto dipinto che ancora ammirasi nella chiesa di Castel Roganzuolo». Tiziano desiderava aver lì una villa, perché sulla strada che dal suo paese Pieve di Cadore andava a Venezia, dove maggiormente operava.
Il proprietario la gode considerevolmente mutata nell’aspetto, ma rimane presente la chiave di lettura di quella “caséta” che faceva per lui da trait d’union tra le Prealpi Bellunesi e la laguna veneziana. C’è accanto un oratorio, una cappella ottagonale,

inserita autonoma nel giardino. Vi furono collocate due tele: in quella d’altare la Madonna col Bambino, nell’atra il Martirio di Sant’Eurosia. In quest’ultima vien anche riprodotto il paesaggio del seicento, con ville, chiese, e il monastero benedettino.
Castello Roganzuolo intanto cresceva, rimanendo tuttavia rurale, fino a metà Novecento, quando a ridosso della statale 13 buona parte del paese si trasformò in area industriale e commerciale. Venne inglobata Villa Licer,

una bella villa veneta settecentesca, che subì il degrado della cementificazione riservato alla campagna intorno.
La chiesa sorta sulle rovine del “Castello di Reggenza”, che occupa una posizione panoramica, è certamente il monumento più importante, ma c’è anche dell’altro di antico: l’Oratorio di San Martino ai Gai, in pianura, risalente al XV secolo, che dopo decenni di incuria ha goduto di un restauro integrale. La facciata è semplice, a capanna, il portale è ad arco a tutto sesto, sovrastato da una monofora incorniciata di marmo, e da un’altra piccola luce a forma di croce. La navata unica, con travatura a vista, rende l’interno gradevole. Nel passato era ricca di tele, e durante il restauro sono emerse tracce di un pregevole affresco antico; rimane ora una pala di Pietro Antonio Novelli, del ‘700, rappresentante San Martino che divide il mantello con un povero.
Di sicuro interesse è Villa Cadorin Soldi

del sec XIX°, a San Fior, con il bel parco ricco di piante secolari, e circondata nella sua interezza da alte mura. Dall’esterno si distingue bene la torretta merlata, che spicca sopra l’alto muro di cinta. La villa nasce da un ampliamento voluto nell’ottocento da Giuseppe Cadorin, abate colto e abile, che trasformò una casa di campagna in villa signorile. La cappella funeraria conserva i resti dei Cadorin e dei Soldi. La mente dotta di San Fior mi ricorda che l’abate Giuseppe Cadorin, il cui cognome ne tradiva la provenienza, è stato il maggior biografo del Tiziano, e che l’interno di quella cappella dallo stile caratteristico, conteneva un Crocifisso del Brustolon, che oggi si trova alla Scuola Grande di San Rocco a Venezia.
Di valore storico sono anche i numerosi Capitelli, disseminati nella zona. Il Sacello di Santa Giustina è il più antico, risale al ‘500. Ogni quartiere ha la sua edicola sacra, di diversa tipologia Paolo Pilla


Un vivo ringraziamento allo studio fotografico di Arcangelo Piai, per le artistiche immagini. Paolo Pilla