Inserito in un contesto collinare pregiato, Refrontolo è un Comune piccolo, ma una chicca, non foss’altro per il posto dov’è possibile gustare la visione del Molinetto della Croda,

l’antico mulino che serviva per macinare il grano. Le pale son fatto girare dalle acque del torrente Lierza, che qui fa un salto d’acqua di 12 metri. È del ‘500, è un monumento di archeologia, al suo interno conserva anche la tipica macina. Molto ben restaurato, rappresenta le attività artigianali dei secoli scorsi. La particolarità dell’insieme ha richiamato frotte di turisti, artisti che lo dipingono, e poeti che intendono celebrarlo. Nel 1977 Marco Vicario girò il film Mogliamante, piacevole e di successo, con Laura Antonelli e Marcello Mastroianni.

Un tempo detto “Ronco Frontulo”, l’antico toponimo è da intendere “luogo abitato tra i boschi”

L’inizio della storia più nota del villaggio si aggancia ai Longobardi, popolazione germanica che dal II secolo aveva intrapreso una migrazione dal basso corso dell’Elba verso Sud, che durò molto tempo. Con il Danubio nel V secolo raggiunsero la Pannonia, nel VI invasero l’Italia, e qui, guidati da Alboino si insediarono. Erano soldati dalla lunga barba, che  organizzarono il loro governo in ducati, cosa che non era poi tanto male. Ed è dalla Historia Langobardorum di Paolo Diacono che  apprendiamo il significato del nome Longobardi: “ab intactae ferro barbae longitudine” (per la lunghezza della barba mai toccata dal rasoio).

Furono una potenza militare, finché non rimasero sconfitti dai Franchi di Carlo Magno.

A seguire, Refrontolo visse l’egemonia del vescovo di Belluno dovuta al lascito testamentario “Traditio Avasia”, redatto da parte del longobardo Turingio. Con questo atto veniva ceduta, tra le altre cose, la liberalità della chiesa di Ronco Frontulo e dei quattro poderi contigui, a beneficio del monastero di San Candido, nella persona del suo abate vescovo di Frisinga. Da ciò, la dipendenza della Pieve dal vescovo di Belluno.

Nel ‘200 la popolazione di Refrontolo giurò fedeltà al podestà di Treviso, che aveva preso  il controllo del Quartier del Piave, sottraendolo ai Caminesi e al vescovo di Belluno.

Al tempo erano le curie ad aver voce in capitolo, così fu anche per Refrontolo, che fece parte della curia di Collalto, appartenente di fatto a quel conte, già feudatario. L’avvento di Napoleone promosse Refrontolo Comune autonomo, ma la sua autonomia fu ballerina: la perse nel 1810, per andar a far parte del Comune di San Pietro di Feletto, se la riaffermò nove anni dopo, nel 1819. La perdette ancora nel ’28 sotto il fascismo, per riacquistarla un po’ ridotta nel 1946, senza la frazione di Barbisano. Oggi non arriva a 2000 abitanti su 13,04 km², ma è un posto delizioso.

Nel corso del Quattrocento fu costruita la chiesa di Santa Margherita Vergine e Martire,

Santa Margherita

sulle ceneri della precedente dell’XI secolo, l’antica cappella filiale della pieve di San Pietro di Feletto. La chiesa attuale è d’impronta classica, barocca la balaustra sul sagrato, in cui sono tre statue a guardia della strada. Barocco è anche l’altar maggiore del ‘700, su cui è disposta la pala seicentesca della Madonna col Bambino del pittore fiammingo Pieter Mera. L’altare della Madonna del Rosario è invece del ‘600, in legno dorato, e porta stemmi del vescovo Mocenigo e dei conti Collalto. La bella pala raffigura le santità che commentano la vittoria a Lepanto della flotta veneziana sui Turchi.

A Refrontolo viene prodotto il Marzemino, un vino rosso dolce,  che viene definito da conversazione. “Leporello versa il vino, l’eccellente Marzimino!” ecco il contributo dato a quel vino da Wolfgang Amadeus Mozart nel cantato del Don Giovanni. Era infatti questo il vino che Mozart preferiva sorseggiare accompagnando i suoi dialoghi musicali. Stiamo parlando del “Refrontolo Passito”, il vino dolce prodotto con l’uva Marzemino in purezza. Il disciplinare di produzione DOCG prevede che eseguita la vendemmia, l’uva venga posta ad appassire su graticci, pigiata la  settimana di Natale, per poi avviarla a una lenta fermentazione; il vino sarà pronto a primavera.

Il Marzemino si produce anche in altre Regioni, ma Mozart intendeva di certo quello di Refrontolo, giacché il libretto fu scritto da Lorenzo da Ponte che nacque proprio qui vicino, a Ceneda.

Tra le colline di Refrontolo, inserite in quel pregevole contesto, ci sono alcune Ville Venete tra cui  villa Spada, villa Capretta, villa Ticozzi.

Andiamo a conoscerne una, villa Battaglia-Spada: la prima fase della costruzione avvenne nel Seicento, per essere ultimata nella seconda metà dell’Ottocento. Nomata villa Antonietta, era ricca, signorile, con il parco, le scuderie, l’oratorio…. Finemente arredati erano i numerosi ambienti interni, con anche una sala per la musica. Durante la Grande Guerra ebbe a soffrire traversie più di tutte le altre: nel 1917 l’intera villa fu requisita e saccheggiata dagli austro-ungarici, che installarono il loro quartier generale. Poi, nel giugno del ‘18, tutta Refrontolo divenne teatro di una cruenta battaglia, in cui caddero sul paese oltre cinquecento granate, provocando tantissimi morti.

In tempi più recenti, nell’agosto del 2014, l’area del Mulinetto della Croda, fu colpita da una paurosa alluvione improvvisa e drammatica, che causò quattro morti e molti feriti. In pochi minuti era scesa una quantità di pioggia straordinaria. Qualcosa nel torrente ostacolò il deflusso, si parlò anche di alcune rotoballe di fieno cadute sul torrente. Il salto d’acqua e di fango invase con irruenza lo spiazzo, investì il tendone su cui si erano radunati alcuni degli amici per una festa. Spaventoso, in un angolo di natura sì bella!                Paolo Pilla