MESSA DI ESEQUIE DI GIANCARLO GENTILINI

OMELIA DEL VESCOVO MICHELE

29 APRILE 2025

Cari fratelli e sorelle, siamo qui riuni1 oggi per dare il nostro ul1mo saluto nella fede al fratello
Giancarlo Gen1lini. La ci9à, le is1tuzioni, i rappresentan1 della vita poli1ca e tan1 ci9adini hanno
tributato e stanno tributando ancora un ampio omaggio alla figura umana e sopra9u9o poli1ca
dell’ex sindaco di Treviso, ne me9ono in rilievo l’importanza per la vita della nostra ci9à, e
tra9eggiano il profilo di un uomo che nella sua lunga vita ha svolto un ruolo di rilievo per il bene di
tu9a la comunità civile.
Non ho avuto modo di conoscerlo personalmente, e non ho nemmeno vissuto Treviso e il Veneto
nei tempi delle sue responsabilità amministra1ve in ci9à. Ma basta ascoltare solamente un poco
delle reazioni alla sua scomparsa per rendersi conto – come voi tuG invece sapete per esperienza
dire9a – della forza della sua personalità, della rilevanza della sua figura per Treviso e anche ben al
di là dei confini ci9adini, per tu9o il panorama poli1co della Marca trevigiana e non solo.
Una personalità così forte da suscitare reazioni altre9anto for1, di vicinanza piena o di forte
distacco.
Colpisce però sia negli amici e compagni di visione poli1ca, come da parte di numerosissimi
ci9adini che lo hanno sostenuto e che ne hanno condiviso le posizioni (e questo può quasi
sembrare scontato), ma anche da parte di mol1 che ne sono sta1 avversari poli1ci, l’unanime
riconoscimento di una passione forte ed inesauribile, di un rapporto profondo e viscerale nei
confron1 della sua ci9à e dei ci9adini trevigiani, di una dimensione solida e generosa di servizio
disinteressato per il bene comune.
In momen1 di crisi profonda per la legiGmazione del potere poli1co in Italia, egli ha saputo
interpretare il ruolo dell’amministratore locale in un modo nuovo, vicino ai ci9adini e alle loro
esigenze. Non è stato soltanto gestore di una macchina amministra1va, ma prima ancora
conoscitore dei bisogni e delle necessità, anche di quelle spicciole e apparentemente minori dei
conci9adini; ha messo mano dire9amente alla soluzione delle ques1oni, ha avvicinato
l’amministrazione alla vita quo1diana, me9endo così anche un “pale9o” significa1vo di riferimento
per l’opera delle successive generazioni di amministratori, indipendentemente, questo, anche dalla
loro collocazione poli1ca od ideologica.
Pensando a questo ampio riconoscimento mi è venuto alla mente un passaggio importante
dell’enciclica di papa Francesco “Fratelli tu”, sulla “migliore poli1ca”, sulla relazione tra l’a9enzione alle grandi ques1oni e ai valori universali del genere umano con la necessità di essere radica1 in una concreta esperienza locale, umana e culturale. In par1colare papa Francesco ci ha insegnato che “come non c’è dialogo con l’altro senza iden6tà personale, così non c’è apertura tra popoli se non a par6re dall’amore alla terra, al popolo, ai propri tra culturali. Non mi incontro
con l’altro se non possiedo un substrato nel quale sto saldo e radicato, perché su quella base posso
accogliere il dono dell’altro e offrirgli qualcosa di auten6co” (Fratelli tutti, 143). Conterà certo anche d’altra parte – non arroccarci in a9eggiamen1 chiusi alle ques1oni e alle esigenze
dell’umanità intera: le dramma1che vicende delle guerre e degli odi tra i popoli stanno a ricordarci
che nessuno si può salvare da solo.
Il sindaco Gen1lini ha potuto sicuramente aGngere ad una cara9eris1ca della storia culturale,
poli1ca e sociale delle nostre terre, fa9a di relazioni di solidarietà sociale e comunitaria profonda,
fondate su principi umani e cris1ani consolida1 nelle comunità. In esse l’annuncio secolare del
Vangelo di Cristo ha dato forma ad un radicamento locale che ha sempre saputo, nelle sue
manifestazioni migliori, essere integra1vo per mol1 e di sostegno della dignità della persona
umana. Gli amministratori locali hanno con1nuato e con1nuano in questo solco, come hanno
dimostrato in maniera eviden1ssima nei periodi difficili di completa dedizione al bene di tuG
durante il periodo della pandemia, ma non solo. E scopriamo ogni giorno di nuovo, davan1 alle
tante nuove sfide, di essere chiama1 tuG a dare mo1vi sopra9u9o ai giovani di partecipazione alla
buona poli1ca, in una democrazia luogo di ascolto, di dialogo, spazio di parole di pace per decisioni
condivise.
La ci9à, gli amici, tan1 compagni di impegno poli1co, l’amministrazione, molte associazioni – cito
in par1colare quella degli Alpini in congedo – commemorano il compagno di strada, condividono i
ricordi dell’amico, e anche mol1 avversari – lo abbiamo ricordato – rendono merito al suo valore.
Qui, ora, in questa celebrazione eucaris1ca, affidiamo nella fede il fratello ba9ezzato Giancarlo
all’accoglienza misericordiosa del Padre.
Lo facciamo nel giorno in cui celebriamo la festa di Santa Caterina da Siena, patrona d’Europa e
d’Italia, do9ore della Chiesa. È lei che ci ha consegnato la Parola di Dio che abbiamo sen1to
proclamare. Lei che nelle sue le9ere infuocate ed appassionate ha richiamato persino i papi del
suo tempo alla necessità della conversione della vita al Vangelo di Cristo, e ha esortato i
responsabili della colleGvità del suo tempo a raggiungere le ve9e di una dedizione umile e capace
di sacrificio personale, in vista del bene della colleGvità.
“Se confessiamo i nostri pecca6, egli è fedele e giusto tanto da perdonarci i pecca6 e purificarci da
ogni iniquità. Se diciamo di non avere peccato, facciamo di lui un bugiardo e la sua parola non è in
noi”. Così l’apostolo Giovanni – il cantore della misericordia e dell’amore infinito di Dio – ricorda ai
cris1ani. Lo fa per confermarci che abbiamo un difensore potente nel momento del passaggio di
vita in vita, “Gesù Cristo, il giusto. È lui la vima di espiazione per i nostri pecca6; non soltanto per i nostri, ma anche per quelli di tuKo il mondo”. Gesù Cristo il Crocifisso Risorto ha vinto la morte ed il potere del peccato, e ci apre il passaggio alla vita che non muore. Questa la suprema consolazione, questo il messaggio di speranza che illumina anche il commiato di chi ci lascia. Questa è la verità suprema della vita che è stata – con le parole del Signore Gesù – “nascosta ai sapien6 e ai dotti e rivelata ai piccoli”.
Sull’amore saremo giudica1 dall’amore che è Cristo stesso, dal Signore della vita verrà accolta, per
l’eternità, la vita di ciascuno di noi.
Affidiamo il fratello Giancarlo a questo amore infinito, invochiamo su di lui la misericordia del
Padre, e per noi chiediamo la capacità ed il desiderio di seguire il Signore con fedeltà, per imparare
a donare come lui la vita per il bene di tutti.