Il bel Paese è ricco di castelli e dimore storiche, a tutti noi fa piacere di visitarne qualcuna di queste ricchezze nazionali. Sono veneto, trevigiano, ho sempre sentito l’interesse per le dimore dei Collalto, mi piace dare notizia di questo castello “il San Salvatore”, che per i trevisani è una lunga pagina di storia di questa terra, una tra le più importanti. Al centro di esuberanti vigne, il Trevigiano custodisce, abbazie, dimore storiche, sontuose ville, cantine e trattorie, dov’è possibile incontrare una schietta ospitalità e una eccellente gastronomia. Arrivando a Susegana da Treviso, si possono ancora scorgere alcune di quelle case caratteristiche, che i Collalto edificarono ad uso dei coloni. È simpatico vederle, a me danno un senso di appartenenza. Poi a sinistra la piacevole vista del castello di San Salvatore, ai più noto erroneamente come Collalto, edificato nel 1245.
Non lontano c’è anche quello di Collalto da cui la casata prende il nome, eretto un secolo prima, ma ubicato un po’ più interno, tra le colline.
Qualche pagina di storia sui Collalto, signori di Treviso:
La famiglia, di origini longobarde, apparteneva a quell’aristocrazia battagliera, che nonostante le tante vicissitudini, non perse mai il suo tratto di nobiltà.
Il primo di cui abbiamo documentazione fu Rambaldo 1° (Rangbaldus), considerato il capostipite della più antica famiglia nobiliare del Trevigiano, guerriero, e attento diplomatico. Nel 959 Rambaldo fu destinatario di un editto promulgato da re Berengario, primo dei tanti meritati riconoscimenti che il casato ricevette. Con quell’atto gli veniva assegnata la Corte di Lovadina, con alcuni terreni sulla destra del Piave, e il vicino bosco del Montello. Era questo, a quel tempo, territorio strategico a presidio del medio Piave, per i guadi sul fiume a difesa della Marca Trevigiana, che aveva già subìto le devastazioni provocate dagli Ungari. L’ho cercato procedendo a cavallo, e trovato nascosto sulla riva, quell’antico Porto Fluviale.
Il nobile guerriero Rambaldo, che aveva sposato la figlia di Berengario, dava sicurezza al monarca: “dilecto fideli nostro, Comes Comitato Tarvisianense”, ne scaturì l’investitura a conte di Treviso, con diploma del 959.
Da quel tempo i Collalto furono i protagonisti di questo territorio, di stretta volontà imperiale.
Nel 1050 Rambaldo III, per desiderio della madre, trasformò una fortificazione preesistente a Nervesa sul versante del Montello, in un monastero benedettino: l’abbazia di Sant’Eustachio, che passò in seguito alla potestà giudiziale del papa. È nel Cinquecento che Monsignor Giovanni Della Casa, qui ospite della famiglia Collalto, scrive il suo celebre Galateo.
Prima dell’avvento della Serenissima erano due le potenti famiglie, rivali, longobarde. Entrambe aspiravano ad assumere il potere nel territorio della Marca “zoiosa et amorosa”: i da Camino, e i Collalto; furono questi ultimi, alla fine, a prendere il sopravvento.
Nel 1108 eressero la Torre di Mestre, che diede origine alla città su cui ebbero giurisdizione a lungo. Attorno ad essa, tuttora miglior monumento della città, edificarono altre dieci torri ora scomparse, a formare il castello di Mestre, divenuto poi possesso veneziano nel 1337.
Nel 1312 al casato venne riconfermata l’investitura feudale dall’imperatore Arrigo VII, con la potestà giudiziale sulle contee di Collalto e San Salvatore. Da allora la famiglia non ebbe a dover dar conto ad altri, se non all’autorità imperiale.
La contea di Collalto si trovò così essere a capo di un esteso territorio, che dal castello di San Salvatore, oltre ad amministrare Susegana, Colfosco e Santa Lucia, aver giurisdizione sugli attuali centri di Barbisano, Falzè, Refrontolo e Sernaglia. E ancora, influenza su buona parte del territorio di Treviso (“Monti, Musoni, Ponto, Dominorque Naoni”).
Numerosi furono gli artisti che nel ‘500 contribuirono con le loro opere a decorare le proprietà dei Collalto. Tra i maggiori, il Pordenone e Francesco da Milano.
Abolita da Napoleone l’organizzazione feudale, nasce nel 1806 il Comune di San Salvador, e così
l’ex feudo Collalto subisce un declino: da capoluogo diviene frazione del Comune di San Pietro di Feletto, per passare poi sotto l’amministrazione del Comune di Susegana.
Nel primo conflitto mondiale, a seguito della rotta di Caporetto,
il fronte del conflitto viene ad attestarsi sul Piave, il territorio è occupato dall’Austria. L’antico borgo medievale, seppur interamente fortificato, e fin dal Medioevo con fama di inespugnabilità, subisce ugualmente l’attacco delle artiglierie nemiche, che sconvolge il castello di San Salvatore con la rocca, le mura di cinta, le torri di guardia. Parzialmente distrutta fu anche la chiesa di San Giorgio nel castello di Collalto eretta nel 1851, che nel 1927 poté poi godere del progetto per la ricostruzione, dell’architetto Rupolo.
E qui, come in tutti i veri castelli, aleggiano i misteri: si narra che la gelosa moglie di Tolberto, Chiara da Camino, avesse fatto murare viva la sua bellissima ancella Bianca da Collalto, triste dalla partenza di Tolberto per la guerra. Il giorno della partenza, il conte entrò nella stanza, di Chiara. Qui vi era anche Bianca, che stava pettinando la padrona. Mentre il marito usciva, la contessa vide attraverso lo specchio, che salutava Bianca lacrimante. Quando il conte fu distante, presa dalla gelosia, la fece imprigionare nelle carceri, e benché dicesse di non aver avuto nessuna relazione d’amore con Tolberto, la fece murare viva in una torre del castello. Si dice che il fantasma di Bianca compaia alcune notti a vagare con lamenti, tra le rovine del vecchio maniero, avvolta in una veste bianca per comunicare buone notizie, e una veste nera per le sventure.
Oggi la proprietà, che nelle sue terre produce i classici vini della zona da me personalmente ritenuti i migliori, è lieta di accogliere i visitatori, programmando visite guidate all’interno delle mura e a parte del castello. I trevisani che non ci sono mai stati non possono rinunciare a una visita, andar a conoscere una parte importante della nostra storia!
La proprietaria, principessa Isabella di Collalto de Croÿ, avveduta imprenditrice, e presidente dell’Associazione Ville Venete
Paolo Pilla