———oooooo0000000000ooooooo———-
Ecco i miei ricordi:
E’stata una giornata lacerante il 7 aprile del ’44, per me, e per la popolazione di Treviso tutta. Ricordo bene quei momenti vissuti in prima persona, di paralizzante paura, che ci hanno costretti a cercare riparo tra le bombe che cadevano sulla città, inaspettate, di cui non ne ho mai conosciuto a fondo il motivo, anche perchè ormai i Tedeschi stavano scappando a casa. Con mio fratello Gianni, che tenendoci per mano faceva correre precipitosamente verso la campagna me e mia sorella Elena, siamo riusciti a salvarci da quell’ecatombe. Più critica è stata la giornata per una fanciulla divenuta poi mia moglie. Ecco il suo racconto, che più volte mi ha ricordato: All’allarme di avviso dei bombardamenti, solitamente costituito da sei suoni di sirena, tutti si mettevano in grande allarme, andavano nei rifugi. Il 7 aprile la sirena non ha fatto in tempo a suonare sei volte, perché avevamo i bombardieri sopra le nostra case, già al primo suono. Improvvisi forti boati, la gente fu costretta a ripararsi sotto gli archi delle porte. Noi, una quindicina di persone, siamo riusciti ad entrare nella cassaforte della banca d’Italia, con l’aiuto dei carabinieri di guardia, che ci hanno aperto un portone retrostante. Ma anche là dentro, era tutto un terremoto! La porta blindata della cassaforte, dello spessore di almeno 30 cm, tentava di uscire dalla sede, gli uomini presenti cercavano di tenerla ferma il più possibile. Sette minuti è durato il terrore che teneva tutti in preghiera nell’oscurità, poi di colpo il rumore è cessato. Quando la porta fu aperta, riuscimmo a vederci, eravamo tutti bianchi di polvere. All’esterno l’aria era diventata fumo nero, persisteva un acre odore di bruciato. Siamo riusciti a respirare mettendoci sul naso un fazzoletto bagnato. La città era coperta di travature incendiate e di cumuli di macerie, su cui era impossibile camminare, anche nel timore di calpestare qualche ferito. Uno scenario apocalittico!
Quanto fanno le Forze Tricolori per commemorarne l’anniversario è toccante. L’impegno della pattuglia acrobatica nazionale non è solo spettacolo, seppur grandioso. Fa riaffiorare quei ricordi, alleggerendoli.
Paolo Pilla