Montagnana è forse la più famosa città murata medievale d’Europa, capace di raccontarsi. Siamo nella Bassa Padovana ricca di storia. Le mie poche righe sono insufficienti a descriverla, indugiamo allora su qualcosa. Abbiamo già conosciuto la vicina Arquà Petrarca, e si può ben dire che questi luoghi sono votati al bello.

Già all’apparire della cinta muraria, si avverte la cura con cui viene conservata la loro bellezza. L’impianto attuale delle mura merlate guelfe risale al ‘300, a seguito dell’intervento voluto dai Carraresi, signori della città di Padova. Sono 2 chilometri di cinta, con 24 torri esagonali da osservazione, sulla cui sommità c’erano le  macchine da guerra, e si concludono con un fortilizio inespugnabile, la  Rocca degli Alberi. Tutto intorno un fossato, su cui scorrevano le acque derivanti dal Frassine, e un terrapieno a proteggere le mura dall’acqua.

Montagnana ha però una storia anche più antica: I manufatti di selce, e la lama di pugnale ritrovati a Palù e Busi, risalgono all’età del bronzo e del ferro. Dopo dei Venetici, a lasciare il segno furono i Romani, di cui il più recente ritrovamento è la necropoli della gens Vassidia, databile al I sec. d.C.

Il toponimo Montagnana deriva da Motta Æniana, la mansio Anneiano, che i Romani vollero baluardo tra Bologna e Aquileia. Sorge infatti su di un leggero dosso, forse un antico castelliere.

Andiamo a conoscere qualcosa che queste celebri mura racchiudono:

-Castel San Zeno – risalente al XIII secolo, rappresenta il centro più antico del borgo murato di Montagnana.

È un bell’edificio a pianta rettangolare, a imporsi è il suo grandioso Mastio, e l’incantevole cortile interno con due torri di vedetta. È un insieme architettonico di grande valore, che all’epoca della Serenissima servì di alloggio per le milizie; oggi ospita il museo civico. Oltre alle sale espositive, si accede anche alla stupenda corte d’armi del castello. Le prime sale conservano oggetti provenienti dalla necropoli, tra cui un’enorme pietra tombale, un’imponente e sfarzosa stele, monumento funerario che Postumulena Sabina dedicò a sé e ai suoi cari. Al secondo piano oggetti in ceramica medioevale, e una bella mappa molto  grande del sito, del XVI secolo, in carta pergamena. Realizzato nel 1242 dal pestifero Ezzelino III da Romano dopo aver dato fuoco alla città, il mastio Ezzelino è stato restaurato negli anni ’90; oggi ospita il Centro Studi sui Castelli, e l’Archivio Storico. Dalla sommità offre un suggestivo panorama, con lo sguardo è possibile raggiungere le Alpi.

-Palazzo Sammicheli – Realizzato nella prima metà del ‘500 dal celebre architetto rinascimentale Michele Sammicheli, capostipite di una famiglia di architetti che lavorò in tutto il Veneto. Era un palazzo sontuoso, che fu in parte danneggiato da un furioso incendio, me che nel giro di cinquant’anni fu ricostruito. Sono da ammirare i disegni precisi, le scene rappresentate dai chiaro-scuri, e il soffitto della sala consigliare decorato con intagli lignei.

-il Borgo veneziano – È questo un tratto della città che ospitava le dimore dei patrizi veneziani, ancora oggi è possibile ammirarne alcune. Accanto a Villa Pisani del Palladio, si trova Palazzo Giusti Sammartini eretto nel 1756, appunto per la famiglia Pisani. Proseguendo troviamo Palazzo Gatteschi dal portale in roccia lavorata, in cui dimorò Erasmo da Narni, noto come il Gattamelata. Poco più avanti sorge la residenza quattrocentesca dei Gatteschi, imparentati con quel famoso condottiero. Il palazzo, dalle linee semplici e severe, presenta un portale decorato in pietra.

-Piazza Vittorio Emanuele II – ovvero il “Liston”. Le antiche mura primitive racchiudevano solo la piazza, pavimentata in mattoni. Oggi è lastricata in trachite, molto simile ai masegni di Piazza S. Marco a Venezia. Nel ‘500 ebbe la concessione di poter innalzare una colonna con il leone di San Marco, ma Napoleone, che non voleva saperne dei leoni della Serenissima, lo fece abbattere. Ora c’è la statua di  Vittorio Emanuele II, primo re d’Italia.

-Il palazzo comunale, edificato nel ‘500 dal famoso Sanmicheli, è dotato di un ampio porticato che alleggerisce l’insieme. Al suo interno la grande Sala Consigliare ricca di pregiati intagli lignei e, interessante, per i documenti  consultabili dall’epoca della Serenissima. Accanto ad esso c’era un tempo il Palazzo Pretorio, dalla cui loggia il Podestà giudicava. Bello ma fatiscente, fu abbattuto e sostituito, ma si ebbe cura di fare il porticato a ricordo di quella loggia. 

-Palazzo Magnavin-Foratti, lo si può definire il gotico-veneziano in terraferma: un bel portale e un portico a tre arcate a piano terra, una pentafora con due poggioli traforati al piano superiore. Lo stile architettonico è atteggiato alle dimore nobiliari veneziane. Visse in questa casa donna Jacopa della Leonessa, moglie del Gattamelata, che ebbe in dono dalla Serenissima questo pregevole edificio e altre proprietà, quale ricompensa per l’aiuto militare apportato alle truppe veneziane.

Alla morte del Gattamelata, nel 1443, la moglie Jacopa commissionò a Donatello il maestoso monumento equestre in bronzo che si erge sul piazzale della basilica del Santo a Padova.

-Duomo di Santa Maria Assunta – fu eretto nel 1431 sulle fondamenta di una chiesa tardogotica. Ha il portale in marmo bianco attribuito al Sansovino, il Proto, ossia, il maggior architetto della Repubblica di Venezia. L’interno è invece rinascimentale, pieno di meraviglie. La più importante è la pala d’altare raffigurante la Trasfigurazione di Cristo, di Paolo Veronese. E poi gli affreschi effigianti David e Giuditta del Giorgione, e ancora, una grande tela raffigurante la Battaglia di Lepanto.

Nel ‘300 il territorio padovano si trovò tra il contendere degli Scaligeri e i Da Carrara. Il 3 agosto 1337, le truppe di Mastino Della Scala furono sconfitte proprio sotto la rocca di Montagnana, dalle falangi di Marsiglio Da Carrara. La conclusione comportò la definitiva definizione dei confini: Padova al di qua del fiume, Verona al di là. L’episodio viene rievocato a settembre di ogni anno, con il rito del Palio delle dieci Comunità dell’antica “Sculdascia”, nel vallo della Rocca degli Alberi,

attorno alle mura medioevali di Montagnana. È come vivere una fiaba: rievocazione medievale con acrobazie a Cavallo, simulazione dell’incendio voluto dal tiranno Ezzelino da Romano, sventolio di bandiere, e altre esibizioni. Il Palio sarà domenica 1° settembre.                                Paolo Pilla

immagini gentilmente messe a disposizione da Studio fotografico Francesco Castagna