Facciamo ancora una tappa sui territori più interessanti della provincia di Treviso.

Tra la Val Sana e la Valmareno, caratterizzata da rilievi disomogenei ma sempre gradevoli, l’area del territorio è formata in buona parte da suolo di natura morenica, intervallato da valli e da modesti altopiani, fino all’incontro con le Prealpi bellunesi. Non a caso si chiama Val Sana. È solcata da due corsi d’acqua a carattere torrentizio, essi stessi implementati da affluenti, che scaricano le loro acque parte nel Follina, e parte nel Soligo. Sono dolci quelle colline, occupate dai pregiati vigneti che si alternano a castagneti, faggete, boschi di carpini. Allungato su di una valle, il Comune di Miane ha al seguito tre frazioni: Campea, Combai, Premaor, zone che ho più volte frequentato.

-Campea, dal suolo eterogeneo, prevalentemente costituito da blocchi di arenaria e da morene derivanti dal ghiacciaio del Piave, è interessata dai torrenti Campea e Visnà. Nei primi anni del ‘900 funzionava una miniera di lignite, resti di una foresta risalente a c.ca 10 milioni di anni fa. Sull’omonimo torrente, il Campea, è stato da poco costruito il Ponte dell’Umanità, necessario a ultimare il tracciato Unesco tra i rilievi del Prosecco di Conegliano- Valdobbiadene. Han qui casa carissimi amici, in posizione molto ariosa. Sono stato più volte loro ospite per festeggi e per raccogliere erbe selvatiche.

Che bei ricordi! Un tempo ci andavo più di frequente, ma l’andarci mi attrae sempre. Ecco come recita Campea il poeta Andrea Zanzotto nell’omonima poesia:

Qui forse io fui, con la mano

sorressi la mia fronte, al rifugio degli uccelli

smaglianti di miele e di vischio

al bosco superbo d’affusolate lune

sospirai…”

-A Combai ci sono i “marroni” più buoni del mondo, protagonisti dell’autunno, raccolti sulle pendici del monte Cimon. Da sempre, i castagneti sono una risorsa per i locali.

-A Premaor, alla fine degli anni trenta, aveva avuto l’incarico di maestra mia sorella maggiore Marcella; per me ragazzetto il paese non poteva che essere luogo importante. Molto tempo dopo avrei avuto l’opportunità di acquistare una casa nel bosco, “Tenada”. Dovetti rinunciare, perché l’acquedotto presente un tempo, non era più agibile. Forse oggi è tornato a funzionare. Durai fatica a ritirarmi, aveva tutto che mi piaceva: una bella casa in pietra, una piccola vigna in riva, un bosco, le piccole case in roccia che punteggiavano il paesaggio come un presepe, quella buon’aria, un contesto di poesia dal profumo antico. Avverto ancora oggi il rammarico per la rinuncia.

-In località Visnà, là dove nel ‘600 c’era un Romitorio composto da una chiesetta e dalla cella dell’eremita, c’è ora un santuario dedicato alla Madonna del Carmine, eretto nell’800.

Accanto alla chiesa c’è anche una foresteria ad uso dei pellegrini, che numerosi accorrevano a invocare la Madonna per chiedere aiuto. 

-Tra le colline di Serre, nascosta tra i vigneti, c’è la chiesetta trecentesca di san Michele Arcangelo,

già eremo eretto dai frati benedettini dell’Abbazia di Follina, consacrati alla vita agreste. Accanto alla chiesetta ci sono i resti del refettorio che serviva ai frati per il consumo dei loro pasti frugali da condividere con i poveri che affrontavano la salita, certi di trovar chi li sfamava. E ancora, il vecchio ricovero per gli animali, i cui armenti significavano latte, uova, formaggi, necessari al loro sostentamento. Il tutto era circondato da viti, con cui i frati si facevano il vino. Esperti nella coltura della vite, istruirono i villici nell’arte della potatura.

Qui son belle e tranquille le passeggiate a cavallo. Tra le mete più frequentate, il rifugio Posa Puner,

oppure il Pont de Valdarc “Olt de Val d’Arc”, abbagliante monumento della natura a mille metri di altitudine, ricco di storia. Si trova quest’ultimo in una piccola valle sull’appendice del monte Crep, di confine tra Miane e Mel.

Feudatario nel XII sec il vescovo di Belluno, l’area era considerata parte del territorio bellunese e parte del trevigiano, ma senza una marcatura dei confini, generava frequenti liti tra i pastori confinanti per il possesso di quei pascoli. I litigi non finivano mai! Nel ‘500 intervenne il Podestà di Bergamo inviato dalla Serenissima a dirimere i contrasti, ma si dovettero attendere altri tre secoli per arrivare a una chiara spartizione dell’area, con i confini delineati. Era il 6 giugno 1838, quando venne incisa la roccia del Pont de Valdarc: la parte nord al Comune di Mel, quella a sud a Miane.

La strana rupe, con le sue effigi presenti, serve tuttora a marcare il confine tra Belluno e Treviso.

Dei Comuni che attorniano Miane ci siamo già felicemente occupati in questa rubrica: Borgo Valbelluna, Farra di Soligo, Follina, Valdobbiadene, tutti luoghi speciali. Deliziosi in estate, quando c’è da sfuggire al gran caldo della pianura.

Non lontana dalla Via Claudia Augusta, Miane nacque come “pagus”: una circoscrizione rurale del territorio, subalterna al Municipium della vicina Ceneda. Al sopraggiungere del Cristianesimo, rappresentò centro di aggregazione. Miane divenne Pieve, e nacquero tempietti a Combai, Campea, Premaor, Visnà, Vergoman. In quest’ultima località c’è la Cappella più antica di Miane,

dedicata a Sant’Antonio abate, con affreschi del ’400. Attorno alla Pieve si formò il Comune, e le cappelle soggiacquero alle Regole, governate ognuna da un Meriga.

Nel contesto bucolico dei dintorni, sono tante le cose belle da vedere:

-Villa Gera Minucci Bellati, a Campea, legata all’agricoltura, è di sobria eleganza, seppur che edificata in più periodi: nel Cinquecento dai nobili Gera provenienti dal Comelico, completata poi nel ‘700. Al suo interno numerose opere d’arte, e nobili arredi. Delizioso il brolo alberato.

– Il Fraxinus excelsior, maestoso albero alto 26 metri e 4 di circonferenza, si trova a Casera Faganello. Fa parte dei 22.000 alberi monumentali d’Italia, tutelati dalla guardia forestale.

-E le Malghe? Almeno sette tra Miane e Borgo Valbelluna. È bello durante l’estate veder pascolare mucche, pecore e capre. E poi, è tutto da scoprire il sapore dei loro prodotti.         

Un grazie a Gloria Recchia, vice sindaco del Comune di Miane, per le immagini. Paolo Pilla